Da luttoememoria.it – 11 giugno 2015. Di CS

Mio marito continuerà a vivere nella luce

Diamante Algordanza dalle ceneri di cremazioneDalla Toscana la storia di una giovane donna che ha fatto trasformare in diamante le ceneri di cremazione del marito

Giugno 2015. La signora Linda ha recentemente ricevuto dai laboratori svizzeri della società Algordanza (che opera anche in Italia) un diamante ricavato dalle ceneri di cremazione del proprio marito, Alessandro, precocemente scomparso meno di un anno fa a causa di una aggressiva malattia. Il diamante, dalle caratteristiche sfumature azzurre come molti dei diamanti ricavati dal carbonio di origine umana, è stato incastonato in un anello accanto a un diamante naturale regalatole dal marito anni or sono (foto a destra).

Linda, che trova conforto nel tenere sempre con sé la preziosa gemma, ha deciso di farsi intervistare raccontando la sua storia affinché altre persone possano conoscere e scegliere questa nuova forma di sepoltura.

Qual è stato il percorso che l’ha portata a far realizzare il diamante?
«Nel dicembre del 2013, quando Alessandro era già ammalato da due mesi, lessi un articolo a tutta pagina su La Nazione dove si parlava di un signore di Treviso che aveva fatto riesumare il figlio per realizzare un diamante. Rimasi particolarmente colpita perché non sapevo che si potesse fare. Alessandro purtroppo è morto nell’estate del 2014. Il fatto che continui a brillare al mio dito mi fa ricordare una cosa che lui non amava fare, non voleva stare al buio guardando la televisione, cosa che invece a me piaceva tantissimo. Infatti tutte le volte che spegnevo la luce mi diceva “accendi la luce che al buio dovrò starci anche troppo”. In questo modo lui sarà sempre accarezzato dalla luce».

Secondo lei, il diamante consente di vivere il rapporto con chi non c’è più in modo diverso rispetto a una sepoltura tradizionale?
«Io non sono abituata ad andare al cimitero troppo frequentemente. In questo modo Alessandro continua a essere vicino a me durante tutto il giorno. La mattina mi alzo, guardo l’anello che non tolgo mai, e dico “guarda Sandro, oggi si fa questo…”. L’altro giorno in macchina con mio figlio di dieci anni, mentre ascoltavamo una canzone che di solito si cantava quando si era tutti e tre assieme, abbiamo dato un bacio all’anello. E’ un altro modo di affrontare la distanza, in maniera più naturale rispetto all’urna che abbiamo tenuto a casa per un po’. In questo modo la distanza non c’è».

Quali sono state le sensazioni nell’affrontare il viaggio per andare in Svizzera a portare le ceneri?
«Non è stato semplice doverle lasciare lì, ero con una mia amica e ci siamo messe a piangere entrambe. Però lì [nei laboratori di Algordanza – ndr] c’è una delicatezza, un’atmosfera particolare nell’affrontare questa esperienza, che colpisce».

Qual è la reazione delle persone a cui lei mostra il diamante?
«Rimangono tutti senza parole. Molti non sanno che si possa realizzare. Mio padre mi chiese “Ma sei sicura? Dopo te lo porti dietro a vita”. Io ho risposto di sì convinta e oggi mi sembra più che normale. Una signora del mio paese, dopo aver visto il diamante e aver saputo come viene realizzato, ha già detto a sua figlia di voler essere trasformata anche lei dopo la morte. Ho un’amica che tratta pietre preziose e quando gliel’ho fatto vedere è stata un’ora a scrutarlo con la lente e ha poi detto “sfido chiunque ad affermare che questo non sia un diamante naturale”».

Come mai ha deciso di raccontare la sua storia?
«Penso sia una cosa da divulgare, da far sapere. Un mese prima di Alessandro è morta un’altra persona giovane qui, nel mio paese, e la moglie continua ad andare tre volte al giorno al cimitero. Io le ho chiesto “ma a cosa serve, ti distrugge questa cosa” e lei mi ha risposto “io come faccio, non ho altro modo”. Tutte le volte che la incontro la prima cosa che fa mi prende la mano, guarda il “mio” diamante e i suoi occhi diventano lucidi. Penso che se il mio lutto fosse avvenuto prima del suo anche lei avrebbe scelto questa forma di sepoltura. Anche il titolare dell’impresa funebre a cui mi sono rivolta si è emozionato quando ha visto il diamante, mi ha detto che ho fatto una cosa bellissima e mi ha ringraziata per avergli fatto sapere che si può fare, visto che all’inizio era scettico».

Tratto da: www.luttoememoria.it