la repubblica – 19 dicembre 2013. Di Paolo Gallori

Riesuma il figlio per farne un diamante. Il fenomeno è servito. Dalla SvizzeraRiesuma il figlio per farne un diamante. Il fenomeno è servito. Dalla Svizzera

Sulle pagine del Gazzettino il racconto della titolare di un’agenzia di pompe funebri di Conegliano: consegnata a un padre la pietra ricavata dalle ceneri del figlio da un laboratorio svizzero. La società elvetica Algordanza, fondata nel 2004: “Business etico, ce lo disse un alto prelato tedesco”.

Roma – Per decenni, in Italia non è stato semplice scegliere di essere cremati. Perché il Cattolicesimo non gradiva e, per quanto nella vita di tutti i giorni si deroghi a tanti precetti, di fronte alla morte tutto ha un altro peso, anche il pregiudizio religioso. Quasi di colpo, invece, sta emergendo un fenomeno ben più discutibile, che pian piano sta trovando una “clientela” anche qui. Si tratta della possibilità di trasformare le ceneri di un defunto in un diamante. Pratica possibile nei laboratori della vicina Svizzera, a cui dal 2010 hanno iniziato a giungere commesse anche dall’Italia.

Non è dunque una novità, ma fa una certa impressione il risalto dato dal Gazzettino alla storia raccontata da Silvia Zanardo, titolare di un’agenzia funebre di Conegliano Veneto, in provincia di Treviso. E’ stata la sua impresa, ha spiegato la signora Zanardo, a consegnare a un 55enne il diamante ricavato dalle ceneri di suo figlio ventenne, morto in un incidente stradale e riesumato appositamente per la “conversione”.

L’uomo, ha spiegato ancora l’imprenditrice, si era recato in agenzia per predisporre le esequie della madre. Negli uffici aveva notato il materiale documentale della procedura adottata da un’azienda svizzera, specializzata proprio nella trasformazione in un diamante delle ceneri dei defunti. “E’ rimasto così colpito dalla cosa – ha raccontato la signora Zanardo al Gazzettino – da chiedermi di rendere ‘eterne’ le spoglie del figlio ventenne, sepolto nel cimitero del paese di origine del padre”.

La salma è stata così riesumata e cremata, le ceneri spedite in Svizzera per la “diamantificazione”. “Glielo abbiamo consegnato dopo alcuni mesi e per il padre è stata una grande emozione”, ha testimoniato Silvia Zanardo. Quanto ai costi, la titolare dell’agenzia di pompe funebri ha parlato di una base di 3.500 euro, ma si può arrivare anche a 13.000, “a seconda della grammatura del diamante”.

Entrando nel dettaglio, la trasformazione avviene con un procedimento chimico in laboratorio. Una volta estratto il carbonio dalle ceneri, l’elemento viene sottoposto a quelle altissime temperatura e pressione che in natura portano alla formazione dei diamanti.

Sulla primogenitura di una simile intuizione si registra la contesa tra svizzeri e americani. La società elvetica Algordanza, con laboratori a Chur, in alta montagna, fondata nel 2004, rivendica lo sviluppo della tecnologia, risalendo al 1950, alla successiva sintesi di diamanti in laboratorio, per arrivare al “metodo speciale” per il trattamento delle ceneri dei defunti. In un’intervista si legge che i fondatori Rinaldo Willy e Viet Brimer avrebbero addirittura consultato il Papa, senza precisare quale, per un giudizio etico su quel business. E di aver ricevuto il lasciapassare del Vaticano.

Nelle note del sito di Algordanza non si fa alcun cenno a quel sigillo pontificio. Eppure, si legge in quell’intervista, “da quel momento gli affari sono decollati”. Repubblica ha contattato la responsabile della Comunicazione di Algordanza Italia, Christina Sponza, che chiarisce meglio questo passaggio.

“In effetti, i fondatori della società si sono interrogati sulla questione etica, perché se la Chiesa si fosse detta contraria quel business sarebbe certamente naufragato. Hanno trovato un contatto con un alto prelato tedesco. Non ne rivelerò mai il nome – taglia corto Sponza -. In via informale, quel religioso ha detto loro che la procedura poteva essere accettata dalla Chiesa purché rispondesse ad alcune condizioni: che vi fosse un sentimento di rispetto nei riguardi del defunto; che non si utilizzassero le stesse macchine per trarre diamanti da ceneri di animali, che sarebbe dissacrante; che il prezzo non fosse troppo esoso. Infatti, i prezzi di quei diamanti sono elevati, ma solo per gli alti costi di produzione. La differenza tra quei costi e il prezzo finale è poca”.

Algordanza è rappresentata, oltre che in Svizzera, in Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Corea, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Messico, Principato di Monaco, Olanda, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Thailandia, Stati Uniti. “Il nostro obiettivo – proclama la presentazione – è essere presenti in tutti i paesi di tutti i continenti”.

Dagli Usa rispondono i fratelli Rusty e Dean VandenBiesen, fondatori a Chicago, con l’amico di famiglia Greg Herro, della LifeGem nel 1999, i cui risultati furono resi pubblici nel 2002 con un comunicato stampa. Era il 20 agosto. Fino a quel giorno un centinaio di persone erano inciampate per caso nel sito di LifeGem. Poche ore dopo il lancio del comunicato, i visitatori erano 100mila. Lifegem racconta questa storia con toni quasi avventurosi, chiudendo trionfalmente la pagina “about us”: “Da allora la gente può trovare conforto nei diamanti creati dalle ceneri dei loro cari, dagli Stati Uniti al Giappone, all’Australia, alla Cina e oltre”.

Basta un giro su un motore di ricerca per intuire quanto il business sia ben più radicato di quanto si pensi nel mondo occidentale, proponendo soluzioni personalizzate attraverso siti confezionati in modo elegante e fatti apposta per comunicare un’idea di pace e serenità. Ancora negli Usa, precisamente ad Arlington, Vermont, opera la Cremation Solutions. In Europa, si segnala a Macclesfield, nel Cheshire, Inghilterra, la Phoenix Memorial Diamonds.

Agli italiani che decidessero di fruire dei loro servigi, l’unico atto burocratico richiesto per accedervi è il passaporto mortuario, emesso dal comune di residenza, necessario al trasferimento all’estero della salma.

Il dibattito etico-religioso è aperto. Ma il rischio concreto di tutto questo è anche un altro. Poiché i laboratori svizzeri propagandano la loro capacità di ricavare dalle ceneri dei defunti pietre preziose di fattura e pregio simili a quelle dei diamanti naturali, a qualcuno potrebbe venire in mente di diventare ricco svuotando i cimiteri. In fondo, c’è già chi cuoce il pane col legno delle bare.

Per Christina Sponza di Algordanza Italia non esiste questo rischio. “I costi di produzione di un diamante con le ceneri di un defunto sono superiori rispetto al valore di mercato della pietra. Si farebbe prima a investire in diamanti naturali, anziché produrli in proprio con questa procedura”. Il brevetto svizzero, spiega Sponza, riguarda il procedimento chimico per l’estrazione di un carbonio sufficientemente puro per produrre un diamante. Poi una macchina, una pressa, procede alla produzione, un diamante alla volta. “Ecco perché quei costi di produzione sono così alti”.