Azienda svizzera specializzata nella realizzazione di diamanti dalle ceneri di cremazione interviene nel dibattito sul crollo del cimitero di Camogli proponendo soluzioni per incentivare nuove forme di sepoltura.

Coira (Svizzera), 12 marzo 2021. Mentre proseguono le operazioni di recupero delle salme coinvolte dal crollo del suggestivo cimitero di Camogli, parzialmente franato in mare in seguito a un cedimento del terreno avvenuto il 22 febbraio scorso, viene naturale proporre una riflessione sull’uso intensivo del suolo in condizioni di dissesto idrogeologico e in particolare sull’occupazione dello spazio da parte delle strutture cimiteriali.

Il consumo di suolo e l’impiego di ingenti quantità di calcestruzzo per la realizzazione dei moderni cimiteri, oltre all’aumentato fabbisogno di sepolture, dovrebbero indurre a riflettere sull’eventuale incentivazione di nuove forme di sepoltura. Certo la dispersione delle ceneri in natura o la conservazione delle urne nel proprio domicilio rispondono al mutamento dei costumi e alleggeriscono il problema del sovraffollamento cimiteriale tuttavia non rispondono appieno a due dei motivi che hanno spinto l’umanità a identificare chiaramente i luoghi di sepoltura: la commemorazione dei defunti e la condivisione del lutto.

Ecco che dalla Svizzera arriva la proposta di una forma di sepoltura innovativa che al contempo viene incontro alle esigenze di cui sopra: la trasformazione delle ceneri di cremazione in diamanti, i cosiddetti Diamanti della Memoria. «Il diamante diventa luogo dove concentrare lutto, memoria e gioia dei ricordi della persona cara scomparsa – affermano dalla sede elvetica di Algordanza, azienda specializzata nella trasformazione delle ceneri di cremazione in diamanti, nata nel 2004 nel cantone dei Grigioni -. Al tempo stesso il diamante agevola la condivisione in armonia con le moderne esigenze di spostamento e di sradicamento dalla terra natia».

«Riteniamo che questa soluzione, liberamente scelta, possa rappresentare una valida alternativa alla sepoltura tradizionale e anche stimolare la pratica della cremazione ancora poco diffusa in alcune zone d’Italia. Da parte nostra – aggiungono dalla sede di Algordanza – siamo disponibili a ragionare su incentivi per fare in modo che la distanza con i nostri laboratori elvetici, soprattutto in periodo di Covid, non sia di impedimento».

Per approfondire: www.algordanzaitalia.it